“Lamiere” – Intervista agli autori del romanzo a fumetti

“Viaggio alla scoperta di Deep Sea”

16 settembre 2019

di Flavor Chris

a cura di Alessia Stradiotti

3′ circa di lettura

Era il 19 maggio del 2019 quando decisi di recarmi al Circolo Gagarin di Busto Arsizio per incontrare Lucio Ruvidotti e Giorgio Fontana. Ciò che mi spinse ad andare in quel luogo era il fatto che già da diversi mesi desideravo conoscere gli autori del romanzo a fumetti intitolato “Lamiere – storie da uno slum di Nairobi”. E così, quando quel giorno organizzarono al circolo la presentazione del libro, raccolsi tutto il necessario per il viaggio e partii.

Giunto alla stazione ferroviaria di Saronno presi il treno regionale Trenitalia che in venticinque minuti circa mi portò a Busto Arsizio.

Ad oggi, il Gagarin è situato nei pressi del “Parco museo del Tessile” e dunque non impiegai molto tempo per arrivare a piedi al circolo culturale.

Una volta in loco, mi apprestai ad entrare ma nel medesimo istante mi si parò davanti un’automobile rossa. Erano Lucio Ruvidotti, Giorgio Fontana e la presentatrice, Eloisa Franchi. I ragazzi erano appena arrivati e stavano parcheggiando, mai io ebbi il modo di riconoscerli solo quando scesero dalla macchina.

<<Ciao Christian>> esordì Lucio vedendomi lì davanti. Io lo salutai a mia volta, dato che ci conoscevamo già da tempo; dopodiché mi presentai agli altri due ragazzi che vedevo per la prima volta. Infine, dopo le gentilezze che convengono in momenti simili, ci avvicinammo tutti insieme verso l’entrata.

In quel frangete di tempo parlai con Lucio Ruvidotti, ci organizzammo sulle modalità dell’intervista ed una volta giunti all’interno del circolo, ci salutammo e preparai gli strumenti da lavoro.

L’accordo tra me ed i ragazzi era che ci saremmo rivisti a presentazione conclusa. E così fu.

Terminato l’evento sedetti al tavolo con Giorgio e Lucio ed iniziammo l’intervista.

FC:     Prima di iniziare, in primo luogo vorrei ringraziarvi per la vostra disponibilità; in secondo luogo per aver creato questo evento.

Vi seguo già da tempo e trovo molto interessante la vostra iniziativa, soprattutto perché in un periodo storico così delicato è necessario informare le persone di quanto accade in altri paesi.

Vi chiedo però di raccontarci che cosa significa per voi “Lamiere – storie da uno slum di Nairobi”, al di là di quello che è appunto il titolo.

GF:     Il romanzo a fumetti, oltre che un reportage di viaggio in questa baraccopoli di Nairobi, è stata anche un’esperienza di vita che ciascuno di noi ha vissuto in maniera individuale; non a caso, tra i protagonisti di questo libro ci siamo anche noi. L’intento, difatti, è quello di mostrale le contraddizioni, il nostro modo di vedere la realtà, di rapportarci con la situazione sociale e politica che viviamo. Quindi, per me è un’opera che cerca di analizzare sia la collettività, che il singolo individuo.

LR:     Dal mio punto di vista è stata un’esperienza tanto importante quanto faticosa, poiché lavorare a Nairobi con i volontari di “Rainbow for Africa” e realizzare allo stesso tempo il fumetto, ci ha obbligati a mettere in discussione tutte le idee ed i preconcetti che avevamo riguardo ad una realtà che ci sembrava molto distante dalla nostra.

La scoperta maggiore è stata quella di rendermi conto, con difficoltà, che il sistema politico in cui vivono là è molto simile a quello che invece viviamo qui in Europa. È stato molto difficile raccontare la storia di queste persone e raccontare con onestà la nostra esperienza.

FC:     Durante altre interviste vi hanno spesso domandato: “come siete usciti da questa esperienza?”; vi chiedo invece: “come è nata l’idea di partire?”. E ancora: “come avete trovato il coraggio di lasciare, seppur per un breve periodo, tutti gli affetti?”

GF:     Bella domanda. In Africa centrale, era la prima volta per tutti e tre. Eravamo molto emozionati e proprio per questo ci eravamo preparati tanto, avevamo studiato ma, come diceva Lucio, non potevamo immaginarci ciò che avremmo visto realmente. È stata quindi un’esperienza molto forte e decidere di lasciare tutto di punto in bianco non è stato facile. Un paio di momenti, laggiù, abbiamo avuto anche paura poiché siamo capitati nello slum di Mathare e passando nel bel mezzo del quartiere somalo il nostro accompagnatore ci disse “ fate attenzione, non fate foto e non dite niente perché ci sono alcuni uomini della pirateria somala. E l’uomo bianco, qui, viene visto come un pericolo.”

LR:     Io ero già stato in Marocco in vacanze, ma di base sono sempre tranquillo. Quando dovevo partire per il progetto stavo disegnando il mio primo libro a fumetti e non avevo molto tempo per riflettere sulla situazione. Quindi ad un certo punto, senza preoccuparmi troppo, sono partito.

FC:     Quali requisiti servono per fare questo tipo di lavoro?

LR:     Trovo che essersi sostenuti vicendevolmente tra compagni sia stata la condizione necessaria per far sì che si potesse conseguire lo scopo prefissato. Abbiamo vissuto insieme senza porci dei metodi rigidi da applicare a quel contesto. Fin dal primo giorno abbiamo messo in atto delle regole che subito dopo abbiamo stravolto. È stato un continuo dialogo con noi stessi che molte volte ci ha messo in discussione. Questo è stato il nostro punto di forza e credo che anche nel nostro lavoro si sia manifestato il nostro punto di vista.

FC:     Giorgio è stato facile per te lavorare con un illustratore?

GF:     Danilo, Lucio ed io facciamo parte di un collettivo che da molti anni funziona in maniera molto fluida e naturale. Per altro assieme a Danilo scrivo come sceneggiatore per il fumetto “Topolino”, quindi sono abituato a vedere le mie parole trasformate in immagini. Ma con Lucio è diverso, poiché siamo entrati in sintonia e so di per certo che quando vedrò disegnato o colorato quello che ho scritto, mi fiderò cecamente, senza dover dire “sarebbe bello fare in modo diverso”.

FC:     In una delle scorse interviste, ho sentito parlare del così detto “ciclo dell’acqua”. Potresti raccontarci di cosa si tratta?

GF:     Certo. Abbiamo notato che nello slum di Deep Sea l’acqua potabile non arriva (potabile per modo di dire, perché in realtà è abbastanza sporca. Ma questo è un discorso a parte.). Allora gli abitanti per poter usufruire del bene di prima necessità, lo prendono dai canali e lo rivendono all’interno dello slum. Ma c’è di più. Ci sono gli alberghi nei dintorni della baraccopoli, che comprano l’acqua che viene rivenduta a Deep Sea perché costa di meno di quella dell’allacciamento pubblico.

FC:     Molto interessante. Vorrei a questo punto riallacciarmi ad un altro fenomeno da voi molto discusso. Si tratta di un liquore di cui tuttavia non ricordo il nome…

GF:     Certo, ti riferisci al Changaa. È un liquore illegale che viene distillato dal mais o dal miglio e mischiato con la benzina per gli aerei ed il liquido per imbalsamare. Una tazza costa una manciata di centesimi e viene rivenduto in modo del tutto illegale.

FC:     Una storia a dir poco inverosimile.  A conti fatti, sorge spontanea una domanda: “secondo voi perché qualcuno si dovrebbe interessare al vostro progetto?”

GF:     Non tutti sanno nel dettaglio come funziona la vita quotidiana di una bidonville. “Lamiere” tuttavia permette ad una persona comune di poter conoscere da vicino una realtà di cui magari ha sentito parlare anche solo per vie traverse.

Tra l’altro accade sempre più spesso che in tutto il mondo sorgono quartieri o insediamenti formati di baracche, sorti in maniera abusiva. È un fenomeno dovuto al fatto che le disuguaglianze sociali sono sempre più grandi e si ricorre alla vita in abitazioni informali.

E quindi anche la scelta del fumetto non è casuale. Attraverso le immagini vogliamo raccontare con immediatezza ai lettori questo fenomeno non molto noto.

LR:     Abbiamo cercato di realizzare un racconto onesto di questa esperienza. Quindi non riferiamo soltanto degli avvenimenti che accadono nella vita quotidiana di Nairobi, ma parliamo anche di una realtà a cui siamo legati, come ad esempio il fenomeno dell’immigrazione. Sicuramente se una persona ha voglia di affrontare un tema così delicato, come diceva Giorgio, può farlo con la semplicità del fumetto.

FC:     Con l’acquisto del vostro libro c’è anche la possibilità di sostenere “Rainbow for Africa”, un’associazione senza fini di lucro per contribuire allo sviluppo sostenibile dell’Africa.

GV:     Sì, alla fine del libro si può trovare anche l’Iban di raimbow for Africa, l’onlus con cui siamo andati a Deep Sea. Loro sono l’unica ong che opera in questa bidonville ed il loro operato èdecisamente favoloso perché oltre che a curare le persone in difficoltà, fanno anche un lavoro di formazione (educano medici e chirurghi locali per portare tutto il bagaglio di conoscenze che non c’è, e quindi per renderli autonomi).

FC:     Dunque vi pongo l’ultima domanda. Quali propositi avete ora per il futuro?

GV:     Sto terminando un romanzo che, a farla breve, racconta le vicende di una famiglia che attraversa cent’anni di storia italiana. Terminata questa impresa mi piacerebbe riprendere a lavorare con i miei compagni. Il collettivo non si ferma!

LR:     In realtà, sono ancora nel pieno della presentazione di questo libro e del libro su Miles Davis che ho pubblicato l’anno scorso. Diciamo che quindi questi due libri sono stati l’inizio della mia esperienza come autore perché dopo anni di autoproduzioni e piccole pubblicazioni, l’anno scorso ho pubblicato due libri e quindi per me è tutto ancora una novità. Sto cercando ancora di capire come andare avanti. Idee ce ne sono tante, ma progetti in concreto nessuno.

FC:     Bene. Siamo in chiusura. Prima di salutarci ci potete dire dove potervi seguire?

GF:     Semplice, su giorgiofontana.com oppure su twitter, twitter/giorgiofontana

LR:     Su Facebook ed Instagram mi trovate come Lucio Ruvidotti oppure sul mio sito lucioruvidotti.com

FC:     Fantastico. Che dire? Se vi è piaciuto questo articolo, commentatelo e condividetelo. E mi raccomando, rimanete sintonizzati ogni lunedì alle ore 13 con un nuovo episodio. Quest’oggi la puntata si conclude qui.

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