Tra monologo e canzone umoristica: intervista a Pier Macchié, un artista fuori dall’ordinario
9 gennaio 2020
di Flavor Chris
In questo episodio ho avuto l’occasione di intervistare Piermacchié, un personaggio particolare, le cui rappresentazioni sono collocate a metà strada tra il monologo e la canzone umoristica.
Le origini dello stile di Piermacchié risalgono alla fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, periodo in cui nel teatro di varietà la “macchietta” era un numero comico, che fondeva nel suo insieme il teatro e la musica (o meglio, la canzone).
Proprio come i macchiettisti di un tempo, Piermacchié ha diverse trovate sceniche, dall’abbigliamento agli strumenti.
Talvolta amato e talvolta odiato, l’artista gode comunque di un’attenzione mediatica (e non) non indifferente.
Piermacchié ha esasperato e deformato il proprio modo di esprimersi, di articolare un pensiero, i suoi attributi estetici, nonché il suo modo di agire e di parlare. L’artista in modo grottesco, vuole portare alla riflessione. E lo fa volutamente in modo buffo, con il suo manviolino, un strumento da lui appositamente costruito.
Avendo compreso l’importanza della risata, il suo unico obiettivo è far ridere. Ma far ridere per prendersi gioco della società contemporanea, talvolta bigotta e retrograda, che per di più spinge gli esseri umani a conformarsi ed a ubbidire a regole prestabilite.
A primo impatto l’artista si potrebbe considerare un “sempliciotto”, ma nelle sue sonorità e nella sua logica, forse, c’è una sensibilità particolare.
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