Una domenica di ordinaria quarantena
Sono trascorsi esattamente venticinque giorni dall’11 marzo, data in cui è stato pubblicato il decreto “#IoRestoaCasa”, il provvedimento governativo che vieta ogni spostamento all’interno dei singoli territori. Ora, facendo un rapido conteggio dei giorni mi sembra che la mia percezione del tempo sia distorta, poiché ho l’impressione di essere in quarantena da sempre (o quasi).
Qualche giorno fa, addirittura, una carissima amica, parlando al telefono, mi ha dovuto rammentare che giorno fosse, dato che io me l’ero completamente scordato. Eppure ho un calendario, un orologio e tutto il necessario per non perdere di vista gli eventi che si susseguono senza sosta. Il tempo scorre, dunque, ma io faccio fatica a distingue il presente dal passato o dal futuro. È vero, quando leggi e scrivi, senza volerlo, finisci catapultato in dimensioni parallele, ma cos’altro si può fare per ammazzare la noia se non trovare un diversivo che ci tenga occupati?
E a questo proposito, nelle mie ore più dolci, ho avuto modo di riflettere proprio sulla pericolosità della noia (non avevo proprio niente da fare).
Durante questo lungo periodo di segregazione all’interno delle nostre abitazioni, difatti, è facile perdere l’interesse per le attività che stiamo svolgendo, poiché molto spesso diventano ripetitive e monotone. Anche se rallegriamo il vicinato con la nostra musica o cuciniamo pizze il fine settimana, le piccole azioni di tutti i giorni, ahimè, a lungo andare rischiano di trasformarsi in dolorose incombenze che dobbiamo assolvere per non pensare alla quarantena, che ci ha costretti alla solitudine ed alla riflessione introspettiva. Così finiamo per perdere ogni stimolo, giorno dopo giorno le nostre giornate si colorano di tinte scure e viviamo la vita senza entusiasmo (di questo ne ho parlato abbondantemente nello scorso articolo “E se provassimo a guardare il mondo alla rovescia?”).
Ma il punto è che la pericolosità della noia non è racchiusa nell’apatia, bensì risiede altrove.
La noia piuttosto ci spinge ad evitare un dialogo sincero con noi stessi e ad odiare le nostre debolezze. In un momento come questo è forse meglio abbandonarsi a pensieri nostalgici, che ci fanno pensare a “com’era bella la vita là fuori”, piuttosto che riflettere su noi stessi e su come possiamo migliorare la qualità delle nostre azioni, nonché della nostra vita.
Inoltre la noia ci invita a sprofondare in un sentimento di perenne insoddisfazione. Mangiamo ed immagazziniamo un mucchi di informazioni dai nostri smartphone ma è come se non avessimo mai consumato quel pasto o se non avessimo mai ricevuto tali informazioni. E allora entriamo in un circolo a dir poco vizioso. Ma cosa si può fare dunque?
Forse basta trovare la capacità di trovare un “qualcosa” che prima, nelle nostre vite, non esisteva. Escogitare nuovi pensieri, ideare nuovi progetti, creare nuovi percorsi; nei momenti di difficoltà, d’altra parte possiamo attingere a delle risorse interiori che pensavamo di non avere.
Nelle mie lunghissime ore di tedio, spese assorto nei miei pensieri, però, non posso far altro che lasciarmi assuefare dai dubbi e dalle perplessità.
Una volta che sarà finita questa quarantena mi domando se proveremo piacere nel sentirci liberi o se brameremo ancora una volta “qualcosa” di lontano; un “qualcosa” che ci possa sollecitare a non subire la tirannia del tempo, che scorre ineluttabile. Chissà, forse non lo sapremo mai, o forse bisogna solo portare pazienza per conoscere l’esito di questo quesito.
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