Poetry after dinner #8 – Paolo Agrati – Omne animal post coitum triste est
Di Paolo Agrati
Doppiaggio: Margherita Romeo
Musica: Daniele Fazio
Disegno di copertina: Claudio Zaddei
Omne animal post coitum triste est
Ho lasciato il mio seme in un sacchetto di gomma
nella pattumiera di un albergo. Ho fatto un bel nodo
stretto e l’ho gettato assieme ai fazzoletti sporchi
agli involucri dei saponi, le boccette vuote di doccia schiuma
i mozziconi di sigarette nella cenere, le cartacce con gli appunti
e tutti i miei rifiuti in genere.
Mi hai detto che ti ricordi di me ogni volta che passi
da un cassonetto perché il nostro primo bacio fu proprio
li davanti. Ci tenevamo stretti come gli amanti nei film
muti e abbiamo lasciato che le lingue parlassero frugandoci a fondo.
Non siamo noi, è l’amore stesso che ha bisogno
che qualcuno gli permetta d’esistere, che lo metta al mondo.
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Facce di Porto
La signora è bella, ha un viso speciale
ma le manca qualche dente. Il sorriso
si spiega, dirompente, come le case
magre ed eleganti alcune diroccate
assenti; in fila a lastricare la via
che porta al fiume, di lucide piastrelle.
C’era un tizio al parcheggio sul promontorio
in una Renault, l’ho notato per sbaglio
guardava un giornaletto porno che però
ha subito nascosto. Pensavo è tempo
che la carta non va più di moda e poi da
quel posto la vista era proprio stupenda.
Un drogato con la faccia devastata
malinconica come la luna mi ha
chiesto una monetina per l’auto in sosta.
Gli ho dato pochi spicci. “Por dois dias!”
imprecava. L’ho lasciato sulla strada
ho messo la prima e sono scappato via.
Se li ascolti bene, dopo un po’ di tempo
i lamenti dei mendicanti suonano
come dei mantra. È curioso, passano
la maggior parte delle giornate fuori
dalle chiese ripetendo le parole
a oltranza senza parlare con nessuno.
Un nasone rosso pieno di vene che
cercano l’uscita dal grugno. Sentieri
colore del vino salgono e scendono
per il colle come fossero montagne
russe; un gabbiano grasso frigna in cielo.
Ci mostra col volo, la via del bicchiere.
Così lontana, tu. Dormi qui, accanto
profumi di ciliegia, liquore rosso.
Anche senza toccarti, ti sono dentro.
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