VICE 17# – Quarantena: la genesi

VICE 17# – Quarantena: la genesi

Quando tutto ebbe inizio mi trovavo a Napoli ed avevo appena allestito uno dei miei primi lavori teatrali. Era una produzione indipendente che ero riuscito a promuovere al di fuori dei circuiti teatrali tradizionali; tuttavia accadde che, proprio in quel periodo di vana gloria, sopraggiunse quella dannata epidemia di Coronavirus ed in men che non si dica tutti i miei progetti artistici si dissolsero nel nulla. Ma in quei giorni nefasti, ahimè, lo devo ammettere, assieme a tutti i miei propositi, non sfumarono solo le mie convinzioni, ma anche tutte le mie speranze.

Quell’evento fortuito mi aveva fatto letteralmente sprofondare in uno stato di grave avvilimento e non facevo altro che trascorre il tempo in solitudine, nella mia abitazione, lasciandomi assuefare dalle preoccupazioni. D’altra pare questa è la sorte che presto o tardi spetta a tutti coloro che come me tendono ad idealizzare troppo la realtà; come Don Chisciotte, tutti questi eroi privi di senso pratico, prima o poi finiscono per consumare le proprie forze fisiche e mentali battendosi per ideali irraggiungibili. E così fu anche per me.

Guardando indietro agli eventi, forse, sin dal principio sarei dovuto rimanere a S., dove sono cresciuto. Lì condurre una vita normale, vicino alla mia famiglia, trovare un lavoro normale, una compagna fedele, una casa accogliente e svolgere tutte quelle attività che di solito fanno le persone per l’appunto normali. Eppure mi sono sempre ribellato ai condizionamenti che la società impone, poiché, dal mio punto di vista, ho sempre creduto che le convenzioni, per quanto possano essere rispettabili, talvolta soffocano il processo evolutivo di crescita personale. Ed io invece sentivo la necessità di realizzare “qualcosa” di importante, un “qualcosa” che non riuscivo a portare a compimento in quella cittadina di quarantamila anime. Così scelsi di condurre una vita solitaria e piuttosto instabile, priva di certezze per l’avvenire, una vita lontana dagli affetti familiari, e che per altro non dava nessuna sicurezza sul versante economico.

Se non fosse stato grazie all’intercessione di anime pie, che talvolta sono intervenute in mio soccorso nel momento del bisogno, con molta probabilità, per via del mio stile di vita nevrotico, già da tempo sarei stato internato in manicomio proprio come accadde a Dino Campana, il nostro caro poeta.

Ma per mia fortuna anche allora, nel momento cruciale in cui iniziò a propagarsi il virus, riuscii a salvarmi grazie a Sister, un altro personaggio che ha preso parte attiva e diretta alle vicende di questo racconto.

Potresti essere interessato all’iniziativa #illibrodelgiovedì, una serie di consigli di lettura in quarantena. Guarda qui:


https://flavorchris.wordpress.com/2020/04/23/illibrodelgiovedi-circe-di-madeline-miller/

con Sarah Tripepi

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