San Gregorio Armeno: ecco perché gli artigiani protestano

San Gregorio Armeno: ecco perché gli artigiani protestano

Avevo già accennato di essere passato per San Gregorio Armeno, quel fatidico lunedì quattro maggio. Ebbene, vorrei soffermarmi un momento su alcuni dettagli, in quanto, lungo il tragitto, mi sono imbattuto più volte in uno scenario di sdegno e preoccupazione, che nel corso della mattinata ha finito per tramutarsi in una vera e propria protesta.

Attraversavo per l’appunto il centro storico e molti esercizi commerciali erano chiusi. A voler essere precisi mi trovavo a Spaccanapoli ed intorno a me c’erano solo piccoli gruppi di persone che con molta probabilità erano uscite dalle loro abitazioni per fare una sana passeggiata all’aria aperta. Prima del quattro maggio si poteva uscire solo previa autorizzazione e proprio per questo nei volti della gente, in quel momento, leggevo un’espressione di gioia misto a sorpresa; ma le rivelazioni truci ed inaspettate dovevano ancora venire.

La rinomata strada dei presepi

Non appenai imboccai San Gregorio Armeno, sia da un lato che dall’altro della strada, vidi una fiumana di gente. Erano gli artigiani che solitamente esercitavano la propria professione lungo la rinomata strada napoletana, conosciuta da tutti per le numerosissime botteghe artigiane di presepi.

Gettai un rapido sguardo prima a sinistra e poi a destra, dopodiché mi avvicinai ad un uomo pelato, non molto alto, che se ne stava in piedi con in mano un cartello che riportava la scritta:

<< Napoli, 24 aprile 2020

COMUNICATO STAMPA

CONSEGNATE AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI, AL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA E AL SINDACO DI NAPOLI LE PROPOSTE DEI COMMERCIANTI E ARTIGIANI DEL CENTRO ANTICO DI NAPOLI>> e di seguito il corpo del testo recitava un appello mosso da parte dei commercianti e dagli artigiani del centro antico; i suddetti, rivolgendosi al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio, al Governatore della Campania ed al Sindaco di Napoli, presentavano alcune istanze ed alcuni suggerimenti “atti ad evitare il default delle attività ed uscire gradualmente dalla crisi economica che si è generata a seguito delle misure ed azioni restrittive adottate su scala nazionale per contrastare la diffusione del Covid-19”.

L’intervista

<<Buon giorno>> esordisco io con voce rotta <<Sono proprietario di un sito internet e vorrei scrivere un articolo che parla di questa “Fase 2”. Posso intervistarla?>>

Lui mi guardò con un’espressione vivace e senza esitare mi disse:

<<Certo>>

Così tirai fuori gli strumenti per lavorare e l’intervista ebbe inizio.

<<Come si chiama? E di cosa si occupa?>>

<<Daniele G., sono uno degli artigiani di San Gregorio Armeno>>

<<E come mai avete tutti in mano questo cartello?>>

<<Siamo tutti membri del “Corpo di Napoli”, un’associazione culturale e di promozione sociale. Oggi, con le dovute precauzioni, ci siamo riuniti per la prima volta per discutere sulle problematiche attuali che minacciano il nostro futuro>> e dopo una breve pausa con voce lenta e scandendo bene le parole

<<Non sappiamo se riusciremo a riaprire, tantomeno se riusciremo a superare questa crisi. Lo stato non è riuscito ad intervenire in nostro soccorso, pertanto non abbiamo ricevuto nessun aiuto concreto per riuscire a coprire le spese degli affitti, delle tasse, sull’energia elettrica. I decreti emanati favoriscono quelle attività che offrono beni di prima necessità, ma noi vendiamo prodotti accessori e per lo più lavoriamo con i turisti, che in questo momento non possono venire da altre regioni e da altre nazioni>>

<<Quali sono le soluzioni che si possono adottare al momento?>>

<<Chiediamo un contributo a fondo perduto, un unico scaglione di tassazione, una fatturazione dei consumi elettrici esclusivamente calcolata sul costo effettivo del consumo, esenzione dei tributi Comunali, esenzione di tutti gli oneri dovuti. Ecco cosa chiediamo>>

A quel punto sentii che ormai avevo valicato quel confine in cui cessa di esistere l’attività professionale e subentra un grande sentimento di fratellanza e di compassione. Per un istante io e Daniele ci guardammo. Aprii la bocca, come per dire qualcosa, ma non c’era più niente da aggiungere. E così rimasi in silenzio, con un gesto goffo salutai il mio amico e proseguii per la mia strada.

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Richiesta al governo da parte di “corpo di Napoli”: http://www.corpodinapoli.it/associazione/salastampa/2020/cs200424-richieste-a-governo-regione-comune%20.pdf

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