Nemesi – la rubrica dei diritti: speciale sull’Iran
Giovedì 26 novembre 2020
Di Flavor Chris
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“Secondo te perché il regime ha deciso di percorre le strade che conducono alla violenza?” domando alla mia interlocutrice dopo una breve pausa.
“Perché non ha altra scelta” mi confessa lei, e con tono reciso aggiunge “se il governo dovesse smettere di adottare una politica repressiva, anche solo per ventiquattro ore, di certo, perderebbe il suo potere”.
Super giù è così che ha avuto inizio la mia conversazione con S. A., una ragazza italiana di origini iraniane, che mi ha contattato telefonicamente, una fredda e pungente notte di novembre. Ma qual è stato lo scopo del nostro incontro?
La risposta è semplice: informare le persone e “proteggere l’Europa dal terrorismo di Stato del regime iraniano”.
L’Iran, che è una repubblica islamica, presidenziale e teocratica, difatti, già da tempo è teatro di scontri fra il governo e l’opposizione.
Come testimoniano anche i recenti fatti di cronaca, sul territorio iraniano, chiunque sente o pensa in maniera differente al regime viene condannato e punito. Celebre è il caso di Navid Afkari, condannato a morte dalle autorità iraniane dopo aver partecipato a delle proteste antigovernative, nel 2018.
Tuttavia, come è stato già anticipato, oltre che ai conflitti interni al paese, “risultano preoccupanti anche le azioni terroristiche del regime iraniano in Europa”.
L’ultima relazione annuale dell’Intelligence Service federale tedesco, del luglio 2020, riporta la seguente dichiarazione: “Un diplomatico in servizio all’ambasciata iraniana a Vienna, il terzo segretario Assadollah Assadi, è stato arrestato il 1° luglio 2018, in Germania in seguito a un mandato d’arresto europeo spiccato dalle autorità giudiziarie belghe. Assadollah Assadi, in pieno servizio presso il Ministero delle Informazioni, è accusato di essere stato il coordinatore di un tentativo di attacco con esplosivi al raduno annuale dei Mojahedin del Popolo a Parigi che ha avuto luogo il 30 giugno 2018”.
Il 27 novembre 2020 Assadollah Assadi sarà messo sotto processo.
Un avvenimento importante questo, poiché il segretario Assadollah Assadi risulterà tra i primi diplomatici iraniani ad essere processati con l’accusa di terrorismo in Europa.
Come spiega in modo impeccabile S. “l’obiettivo di Assadollah Assadi era chiaro: oltre che a molti innocenti (tra cui sardi di origini iraniane), egli voleva colpire Maryam Rajavi, leader dell’organizzazione anti-teocratica dei Mojahedin del Popolo Iraniano (Mojahedin-e Khalq). Una figura di spicco nel panorama politico iraniano; basti pensare che già nel 1993 Consiglio nazionale della resistenza iraniana l’aveva eletta come futuro presidente della repubblica per il periodo transitorio dopo la caduta dei mullah”.
È evidente, dunque, che il regime, per effetto di manovre errate e miserabili, sta perdendo consenso tra la popolazione civile, che è in rivolta da diversi anni; ed è anche per questo che ostenta il proprio potere attraverso la violenza, minacciando, per altro, il rispetto dei diritti umani.
“Cosa si può fare allo stato presente delle cose?” bisbiglio con voce lieve, alla fine della conversazione con S., pensando al contempo alle minacce di Assadollah Assadi, in cui affermava alla polizia belga che un verdetto contro di lui avrebbe portato ad una possibile “vendetta”.
“Noi crediamo che la di là del corso giudiziario sia giunta l’ora di affrontare il terrorismo di Stato del regime iraniano” incalza lei
“Per questo chiediamo:
Punto primo, che le relazioni con l’Iran siano condizionate alla garanzia che sarà posta fine alle sue azioni terroristiche in Europa; punto secondo, vista la copertura diplomatica del regime per obiettivi terroristici, si prendano i provvedimenti necessari, come ammonimenti, espulsioni di ambasciatori e altri diplomatici e perfino chiusura delle ambasciate nei Paesi europei; punto terzo, in attuazione della Dichiarazione del Consiglio dell’Unione Europea del 29 aprile 1997, gli agenti iraniani dell’intelligence con copertura diplomatica, giornalistica, economica eccetera devono essere espulsi e i centri con copertura religiosa o culturale in servizio al terrorismo che diffondono l’integralismo devono essere chiusi.”
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