MORTE DI CHIDI OKORO



<<Quel negro si sta ammazzando>> disse TaldeiTali scuotendo la testa ed indicando un punto lontano del fiume <<sti schifosi! Che ci vengono a fare qua?>> rispose una donna sulla sessantina che assisteva alla scena <<morte sua e vita mia! Che almeno faccia in fretta>> concluse con tono affettato un terzo personaggio sputando a terra.

Erano tutti lì uniti ad assistere al gesto disperato di Chidi Okoro.

Ma chi era quest’ultimo? I fatti di cronaca riportarono tempo dopo la sua storia.
Chidi Okoro era un ragazzo del Gambia, classe millenovecento novanta. Primo di sei fratelli.
Dopo che ci furono delle violente lotte intestine nel suo paese, Chidi decide di compiere il viaggio dei suoi sogni verso l’Europa.


Arrivato a Lampedusa dopo mille intemperie, Chidi si inventa un lavoro del tutto singolare: il vù cumprà. Non che il vù cumprà fosse un attività nuova, ma era unico il modo in cui lo faceva: ogni volta che provava a vendere un articolo si presentava al presunto cliente, faceva una giravolta, schioccava le dita e diceva una battuta in dialetto siciliano (imparato durante il suo soggiorno in Sicilia).


Così andò avanti la vita di Chidi, sempre con il sorriso, anche quando la gente lo insultava o lo inseguiva per prenderlo a bastonate.


Nel frattempo Chidi era in contatto con il padre e gli altri cinque fratelli in paese; ebbe la notizia che uno dei fratelli si era ammalato e che mancavano i mezzi di sussistenza per aiutarlo. Con molta probabilità il fratello non sarebbe arrivato vivo alla fine dell’anno.


Sapendo che su di lui gravava la responsabilità dell’intera famiglia, Chidi, grazie al suo sorriso, trovò un impego capace di agevolarlo ad ottenere un permesso di soggiorno per motivi umanitari.


I due mesi seguenti Chidi li passò avanti e indietro dalla Questura, ma ogni volta veniva congedato con le seguenti parole: “Ritorna domani”. E sempre, senza perdersi d’animo, Chidi ritornò il giorno successivo.


Accadde però che al secondo mese esatto, gli fu negato il permesso, annullato dal decreto sicurezza del Ministero degli Interni.
Iniziò un periodo cupo per Chidi. Era come una rosa a cui è stato distillato il suo profumo, ricco di forma ma privo di contenuto.


Ad aggravare il suo stato d’animo da una parte era la consapevolezza di non poter tornare da dove fosse venuto, e dall’altra di non essere accettato laddove in quel momento risiedeva.


A nulla valsero le parole di incoraggiamento: Chidi aveva perso la forza di sorridere alla vita.


Così un bel giorno prese un treno, si diresse nel punto più alto di una nota cittadina, salì sulla staccionata in marmo che affacciava sul fiume e, dopo aver recitato una preghiera per la sua famiglia, si buttò di sotto.


Chidi non aveva mai imparato a nuotare.

Ogni riferimento a fatti, situazioni e personaggi è puramente casuale.

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